Osservatore Romano (06/01/1960)

    De Wiki Maria Valtorta

    Le 6 janvier 1960, l'Osservatore Romano, organe officiel du Vatican, publie un article commentant le décret, en date du 16 décembre 1959, de la mise à l'Index des livres prohibés de la vie de Jésus de Maria Valtorta. L’article n’est pas signé, comme c’est l’usage, mais nous le pensons rédigé par le Père Girolamo Berruti, un dominicain.

    Texte italien

    Dall'Osservatore Romano di mercoledì 6 gennaio 1960
    UNA VITA DI GESÙ MALAMENTE ROMANZATA

    "In altra parte del nostro Giornale è riportato il Decreto del S. Offizio con cui viene messa all'Indice un'Opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all'Isola del Liri. Pur trattando esclusivamente di argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun "imprimatur", come richiede il Can. 1385, 1 n.2 C.I.C. L'Editore, in cui una breve prefazione, scrive che l'Autore, "a somiglianza di Dante ci ha dato un'opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce, o forte, o ammonitrice parola. Ne è risultata un'Opera umile ed imponente: l'omaggio letterario di un dolorante infermo al Grande Consolatore Gesú". Invece, ad un attentato lettore questi volumi appaiono nient'altro che una lunga prolissa vita romanzata di Gesù. A parte la vanitá dell'accostamento a Dante e nonostante che illustri personalitá (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il S. Offizio ha creduto necessario metterla nell'Indice dei Libri proibiti. I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa.

    Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine SS.ma; dagli interminabili dialoghi tra i molteplici personaggi che popolano quelle pagine. I quattro Vangeli ci presentano Gesú umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamatistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e ad impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni. Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l'umiltà ed il silenzio della Madre di Gesú; invece per l'autore (o l'autrice) di quest'opera la Vergine SS.ma ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta ad impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi degli attuali specialisti in materia.

    Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo; vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante, donne al seguito di Gesù. Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (vol. I, p.790 ss.), il racconto poco edificante a p.887 ss. del I vol., un balletto eseguito, non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (vol. IV, p.75), etc.

    A questo punto viene, spontanea una particolare riflessione: l'Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell'autore e dell'Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale. Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un... romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro. Ma, in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune... perle che non brillano certo per l'ortodossia cattolica. Qua e là si esprime, circa il peccato di Adamo ed Eva, un'opinione piuttosto peregrina ed inesatta. Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: "Maria puó essere chiamata la secondogenita del Padre": affermazione ripetuta nel testo alla pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un'autentica eresia; ma non toglie la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza. Nel II vol. a pag. 772 si legge: "Il Paradiso è Luce, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre, nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i Tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà".

    Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura. Per finire, accenno ad un'altra affermazione strana ed imprecisa, in cui si dice della Madonna: "Tu, nel tempo che resterai sulla Terra, seconda a Pietro ”come gerarchia ecclesiastica..” (il corsivo é nostro. N.d.R.).

    L'Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l'intenzione dell'autore pretende di piú. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole "Gesù dice...", "Maria dice..."; oppure: "Io vedo..." e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l'autore si rivela... un'autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria (Valtorta).

    Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera.

    Perciò questa pubblica condanna della Suprema S. Congregazione è tanto piú opportuna, a motivo della grave disobbedienza.

    Traduction française

    (Traduction non officielle)

    Osservatore Romano, le mercredi 6 janvier 1960
    UNE VIE DE JÉSUS MAL ROMANCÉE

    "Dans une autre partie de notre journal, est reproduit le Décret du Saint-Office mettant à l'Index une œuvre en quatre volumes, d'un auteur anonyme (au moins dans cette édition) publié à Isola del Liri. Bien que traitant exclusivement de sujets religieux, ces volumes n'ont pas le moindre "imprimatur", comme le requiert le Canon 1385, 1 n.2 C.I.C[1]. Les éditeurs dans une courte préface écrivent que l'auteur, "à l'image de Dante nous a donné une œuvre dans laquelle, au milieu de splendides descriptions des temps et des lieux, se présentent d'innombrables personnages qui nous adressent leur parole, soit douce, soit forte, comme admonition. Il en résulte une œuvre humble et imposante : l'hommage d'un malade qui souffre au Grand Consolateur Jésus". En réalité un lecteur attentif ne voit rien d'autre dans ces volumes qu'une longue et prolixe vie romancée de Jésus. À part le rapprochement présomptueux avec Dante et malgré les personnalités illustres (dont l'incontestable bonne foi a été surprise) qui ont apporté leur appui à la publication, le Saint-Office a cru nécessaire de la mettre dans l'Index des Livres prohibés. Les motifs sont évidents pour qui aura une patience de Chartreux, de lire ces presque quatre mille pages.

    Avant tout le lecteur est frappé par la longueur des discours attribués à Jésus et à la très sainte Vierge; et les interminables dialogues entre de nombreux personnages qui peuplent ces pages. Les quatre Évangiles nous présentent un Jésus humble et réservé ; ses discours sont brefs et incisifs[2], mais toujours très efficaces. Par contre dans cette espèce d'histoire romancée, Jésus est loquace à l’extrême, en véritable publicitaire, toujours prêt à se proclamer Messie et Fils de Dieu[3] et à faire des exposés de théologie dans les termes mêmes qu’emploierait un professeur de nos jours[4]. Dans le récit des Évangiles nous admirons l'humilité et le silence de la Mère de Jésus ; par contre pour l'auteur (ou l'auteure) de cette œuvre la très sainte Vierge a la faconde d’une propagandiste moderne ; elle est présente partout, toujours prête à donner des leçons d’une théologie mariale mise à jour selon les plus récentes études des spécialistes actuels en la matière[5].

    Le récit se déroule au rythme lent de vains bavardages ; on y trouve de nouveaux faits, de nouvelles paraboles, de nouveaux personnages et tout un cortège de femmes à la suite de Jésus. Quelques pages sont plutôt scabreuses et, par certaines descriptions et certaines scènes, rappellent des romans modernes, ainsi, pour donner seulement quelques exemples, la confession faite à Marie d'une certaine Aglaé, femme de mauvaise vie (vol. I, p.790 ss.[6]), le récit peu édifiant aux pp. 887 et ss. du vol., une danse exécutée, certainement pas d'une façon pudique, devant Pilate, dans le Prétoire (vol. IV, p.75[7]), etc.

    Cela suscite spontanément cette remarque particulière : l’œuvre, par sa nature et conformément aux intentions de l'auteur et des éditeurs, pourrait facilement tomber entre les mains de religieuses et des étudiantes de leurs collèges. Dans ce cas, la lecture de passages de ce genre... pourrait difficilement être faite sans danger ou dommage sur le plan spirituel. Les spécialistes des études bibliques y trouveront certainement beaucoup d’erreurs historiques, géographiques et autres[8]. S'il ne s'agit que d'un… roman, ces inventions augmentent évidemment le pittoresque et le fantastique du livre. Au milieu d’un si grand étalage de connaissances théologiques, on peut cueillir quelques …perles qui ne brillent certes pas par leur orthodoxie catholique. Ici et là s’exprime, au sujet du péché d’Adam et Ève, une opinion plutôt extravagante et inexacte[9]. Au volume 1, page 63, on lit sous ce titre : "Marie peut-être appelée seconde-née du Père", affirmation répétée en tête de la page suivante. Les précisions, tout en évitant une hérésie authentique, n’enlèvent pas l’impression fondée qu’on veut construire une nouvelle mariologie qui dépasse facilement les bornes de la conformité théologique[10]. Dans le volume II, page 772, on lit : "Le Paradis est lumière, parfum et harmonie. Mais si le Père ne se délectait pas, dans la contemplation de la Toute Belle qui fait de la Terre un paradis, mais si le Paradis devait dans le futur ne pas avoir le Lis vivant dans le sein duquel sont les Trois pistils de feu de la divine Trinité, la lumière, le parfum, l'harmonie et la joie du Paradis seraient diminués de moitié[11]".

    On présente une notion hermétique et plus confuse que jamais, ce qui est heureux, car si on devait la prendre à la lettre, elle n’échapperait pas à une censure sévère. Pour finir, signalons une autre affirmation étrange et imprécise, dans laquelle on dit de la Madone : "Toi, pendant le temps que tu resteras sur Terre, tu seconderas Pierre comme hiérarchie ecclésiastique. (Les italiques sont de nous. N.d.R.)[12].

    L’œuvre aurait donc mérité une condamnation même s’il ne se fût agit que d’un roman, ne serait-ce que pour des raisons d’irrévérence. Mais en réalité l’intention de l’auteur va plus loin encore. En parcourant les volumes, çà et là on lit les mots "Jésus dit…", "Marie dit…" ; ou bien : "Je vois..." et d'autres semblables. Et, vers la fin du volume IV (pag. 839) l’auteur se révèle une femme qui déclare avoir été témoin de tout le temps messianique et se nommer Maria (Valtorta).

    Ces mots évoquent des souvenirs d’il y a environ une dizaine d’années, alors que circulaient certains textes dactylographiés volumineux, qui contenaient de prétendues visions et révélations. On sait qu’alors l’autorité ecclésiastique compétente avait défendu l’impression de ces textes dactylographiés et avait ordonné qu’ils soient retirés de la circulation[13]. Et maintenant nous les voyons reproduits presque en entier dans la présente œuvre.

    Cette condamnation publique de l’œuvre par la Suprême Sacrée Congrégation est donc d’autant plus opportune, qu’il s’agit de désobéissance grave.

    Fac similé du journal

    Osservatore Romano du 6 janvier 1960

    Pour aller plus loin

    Notes et références

    1. L’article 1385, paragraphe 1, § 2 du Code de droit canonique de 1917, en vigueur au temps de Maria Valtorta, stipulait qu’aucun livre touchant à un sujet religieux ne peut être édité sans imprimatur.
    2. L'Évangile de Jean dément cette affirmation : il y rapporte un discours de 118 versets de Jésus au soir de la dernière Cène, s’étendant de Jean 13,38 à Jean 17,26. Sans compter le discours sur la montagne de Matthieu, rapporté sur plusieurs chapitres. Ce qui n'ôte rien aux formules percutantes dont Jésus use dans l'Évangile et dans l'œuvre de Maria Valtorta.
    3. Cf. Jean 5,18 : "C’est pourquoi, de plus en plus, les Juifs cherchaient à le tuer, car non seulement il ne respectait pas le sabbat, mais encore il disait que Dieu était son propre Père, et il se faisait ainsi l’égal de Dieu."
    4. C'est cohérent avec l'Évangile tel qu'il m'a été révélé : Jésus est la source et le sommet de la théologie chrétienne. "La théologie prend son origine dans la Parole de Dieu et tend à faire connaître cette Parole afin qu’elle soit aimée." (Cf. Somme théologique, I, q.1, a.1).
    5. Le Père G. M. Roschini, lui-même membre du Saint-Office, fondateur de l’université pontificale mariale (Marianum), commente cette affirmation qui le visait personnellement. Il était en effet engagé dans la défense de l'œuvre : " L'Osservatore Romano du 6 janvier 1960 qui publiait une sévère censure de L’Évangile tel qu’il m’a été révélé, reconnaissait loyalement dans un bref article accompagnant l'avis de censure qu'on trouve dans cette œuvre "des leçons de théologie mariale marquées par une connaissance complète des toutes dernières études des spécialistes actuels en la matière [...], des leçons de théologie écrites dans les termes mêmes qu'emploierait un professeur de notre temps".  L'article insinuait, en outre, que l'écrivain aurait eu comme souffleur un savant théologien marial. C'était admettre pour autant que l'œuvre contient une doctrine mariale tout à fait à la pointe : chose indéniable ! Mais il est aussi indéniable, que Maria Valtorta n'a jamais lu un livre qui traite de mariologie, qu'elle n'a jamais suivi de cours ni de leçons sur un tel sujet, et qu'il n'y a jamais eu de savant théologien marial pour lui suggérer ce qu'elle a écrit sur la Sainte Vierge. La mariologie de Maria Valtorta n'est pas de son invention propre, cela est évident." (Gabriele M. Roschini O.S.M. - La Vierge Marie dans l'œuvre de Maria Valtorta - CEV 2021, p. 27).
    6. Cf. EMV 168.
    7. Cf. EMV 604.26.
    8. Ce point avait été examiné par le cardinal Augustin Bea, directeur de l'Institut biblique pontifical. Son attestation avait été déposée sur le bureau du Saint-Office en 1952.
    9. S'agissant du péché originel, notion fondamentale, l'affirmation est particulièrement vague et imprécise. Les affirmations de Maria Valtorta dans ce domaine sont résumées dans l'article consacré ou dans ce qui semble être le principal passage incriminé : Péché originel : le Serpent séduit Ève puis Adam.
    10. Pie XII lui-même, dans son message radiodiffusé du 13 mai 1946 {pt} à l’occasion de la fête de Notre-Dame de Fatima, n’hésite pas à qualifier Marie de "première-née du Père (Filha primogénita do Padre)". L’affirmation de Maria Valtorta lui est antérieure : 16 août 1944. Saint Maximilien Kolbe se fait plus précis : "Les êtres spirituels sont créés à l’image et à la ressemblance de Dieu, alors d’elle (la Vierge Marie) on peut dire qu’elle est Fille de Dieu" (Conférence du 9 avril 1938, citée dans Entretiens spirituels inédits, l’Immaculée révèle l’Esprit saint, Letheilleux, 2004, page 51.)
    11. Cf. EMV 377.4.. Jésus parle de sa Mère.
    12. Cf. EMV 455.5.
    13. Cet évènement, dont l'auteur de l'article n'a qu'un lointain souvenir, eut lieu le mardi 22 février 1949 et concernait le Père Berti qui n'était ni l'auteur, ni l'éditeur, ni l'imprimeur de l'ouvrage.